Se hai acceso la TV negli ultimi giorni ti sarà capitato di sentir parlare degli avvertimenti della FDA rispetto ai cibi ricchi di acrilammide, una sostanza chimica prodotta durante la preparazione di molti piatti popolari (7.000 in tutto) e legata in molte occasioni al cancro (negli studi sugli animali).
L’FDA, infatti, considera il consumo di acrilammide così pericoloso che il rapporto lo definisce “un pericolo per la sicurezza alimentare” e i consumatori vengono invitati a ridurre il consumo di questa sostanza chimica che si nasconde in molti dei nostri cibi preferiti, soprattutto quelli cucinati ad alte temperature—come i fritti, i cibi bruciati o grigliati, le patate troppo cotte, i dolci da forno, i biscotti, i cereali, la frutta essiccata, i cracker, il pane, la frutta e la verdura in scatola, alcuni cibi per bambini, il latte artificiale per neonati, il pesce surgelato, gli hamburger surgelati, il pollo surgelato, i sughi, le salsine, i bagel, le basi per pizza e (ODDIO!) il caffè.
Tenendo presenti gli avvertimenti dei nutrizionisti, è il momento di ridurre il consumo di acrilammide seguendo questi consigli…
1. Meglio al Forno che Fritto
Siccome l’acrilammide si forma quando uno zucchero e un amminoacido (chiamato asparagina) si fondono durante la cottura ad alte temperature, evitare la frittura e preferire la cottura al forno garantisce una migliore protezione.
2. Meglio al Vapore che Grigliato
Oltre ai cibi fritti e soffritti, l’acrilammide si forma quando i cibi sono cucinati troppo, bruciati o carbonizzati, o lasciati a grigliare molto a lungo. Cuocere i cibi al vapore previene la formazione dell’acrilammide grazie all’umidità presente.
3. Segui le Istruzioni per la Preparazione
Se ti piacciono i cibi fritti, arrostiti o grigliati, non tutto è perduto. Puoi ancora cucinare i tuoi piatti preferiti (ad esempio le patatine fritte) col metodo che preferisci, ma attieniti strettamente alle istruzioni sulla confezione. Ad esempio, controlla bene il tempo e la temperatura di cottura per prevenire la cottura eccessiva e la carbonizzazione, evitando di bruciare il prodotto. Ad esempio la FDA afferma che i cibi cotti al di sotto di 120 gradi centigradi non contengono acrilammide.
4. Non Bruciare il Toast
Ho sempre voluto una buona scusa per buttare via i toast quando mi si bruciano, e ora ce l’ho. Secondo l’FDA mangiare un toast bruciato è pericoloso per la salute—soprattutto se pensi che più è bruciato il toast più acrilammide contiene. Cerca di tostare il pane solo fino a quando acquisisce un colore dorato, o taglia via le parti marrone scuro o bruciate.
5. Evita le Patatine e i Salatini Preconfezionati
Purtroppo, secondo la American Cancer Society, lo snack preferito in Nord America—le patatine—contiene la maggiore quantità di acrilammide. Tuttavia molti salatini e crackers preconfezionati contengono livelli paragonabili del composto chimico.
6. Non Cedere alle Patatine Fritte
Va messo il veto sulle patatine fritte, i bocconcini di pollo surgelati e i bastoncini di pesce, soprattutto se cucinati a lungo nel forno o ordinati al fast food.
7. Cucina in Modo Più Sicuro
Anche se riduci i cibi fritti, al forno e grigliati sulla tua tavola, sarai contenta di sapere che cuocere i cibi al vapore, bollirli o cucinarli al microonde genera meno acrilammide e in molti casi rende necessari meno grassi e meno calorie (pensa alla cottura al vapore rispetto al fritto, ad esempio).
8. Conserva i Cibi Adeguatamente
L’FDA ha finanziato alcuni studi che hanno confermato che il modo in cui vengono immagazzinati i cibi può ridurre i livelli di acrilammide nei cibi una volta cucinati. Ad esempio, le patate conservate in frigorifero contengono più acrilammide di quelle conservate in una credenza buia, fresca e asciutta.
9. Controlla i Cibi Durante la Preparazione
Oltre a conservare i cibi correttamente, anche nel cucinarli puoi ridurre i livelli di acrilammide. Alcuni studi dell’FDA dimostrano che lasciare, ad esempio, le patate tagliate a pezzi in acqua fredda per 30 minuti prima di cucinarle diminuisce la quantità di acrilammide che si forma durante la cottura.